No alla class action

Molte associazioni consumatori stanno cercando di raccogliere adesioni per promuovere una trattativa o lanciare una class action, che tuttavia finora, oltre al pagamento delle spese di iscrizione alla associazione per i partecipanti, ha restituito nel nostro paese risultati molto deludenti, anche dopo la recente riforma dell’istituto giuridico di derivazione anglosassone. Per tali ragioni riteniamo che la class action NON possa essere il percorso per una tutela adeguata e personalizzata nel fallimento STS Education, visto che questo tipo di azione civile cumulativa, subito suggerita dalle associazioni dei consumatori, è utilmente attivabile in caso di piccoli danni economici, del tutto omogenei e per un numero indifferenziato di soggetti. Al contrario, per esperienza maturata nell’assistenza prestata alle tante vittime nei grandi disastri, riteniamo che l’azione fallimentare e penale siano in questa vicenda quelle da perseguire come percorso privilegiato e che ogni singola posizione debba esser considerata come un caso a parte, oggetto di una analisi da parte dei legali e poi del giudice sul danno e lo stress subito da ciascuna persona, in base alla sua personalissima esperienza. I processi fin qui condotti a livello nazionale, ci hanno permesso di misurare sul campo quanto, senza tenere conto dei profili morali che sostengono la partecipazione al processo penale, si possa ottenere di più, anche economicamente ed in tempo più rapido – partecipando al giudizio penale ed avvalendosi degli atti di indagine e rilievi scientifici della Procura, piuttosto che lanciarsi in un’incerta e indifferenziata azione civile o class action, affiancando i PM nelle indagini per individuare TUTTI i responsabili ed accertare i reati che sono il presupposto per la richiesta dei risarcimenti danni.

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